martedì 3 luglio 2007

Chiusura o rilancio per il CRT?

Il Presidente della Triennale Davide Rampello con la sua lettera programmatica sul Teatro dell’Arte dà per scontate cose che scontate non sono e apre di fatto un contenzioso col CRT che dovrà essere affrontato nelle dovute sedi.
Ciò anche di fronte alla pretesa del Comune di Milano di considerare concluso col CRT un rapporto iniziato 24 anni fa.
Tanto è il tempo trascorso da quando il Sindaco prima e il Consiglio Comunale poi, con voto unanime, invitarono il CRT a rilanciare il Teatro dell’Arte, che versava da anni in condizioni di abbandono e di inerzia. In questo tempo, in assenza della Triennale, il CRT ha messo a disposizione della città tutte le sue risorse umane, artistiche ed economiche. Esso è diventato l’organismo leader nel teatro di innovazione riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e convenzionato con il Comune di Milano.
Ciò che ha fatto il CRT in 34 anni di storia è noto a Milano e nel paese. Meno noto è quello che il CRT ha dovuto subire in termini di danni materiali e morali, per l’inerzia e i ritardi della Amministrazione di Milano che in un quarto di secolo, non è riuscita a concludere i lavori di ristrutturazione del teatro dell’Arte, a tutt’oggi privo della licenza definitiva di agibilità e di una convenzione che regoli correttamente i rapporti col CRT. Questa ristrutturazione senza fine oggi richiede, come preannunciato dal Presidente Rampello, ulteriori interventi e sprechi di risorse per la collettività. La pretesa del Comune di Milano, secondo cui il CRT dovrebbe chiudere la sua storia in favore della Triennale, un ente privato che non ha tra i suoi compiti statutari l’attività di spettacolo, non può che essere respinta fermamente, per il modo con cui si vuol derogare alla legge sugli sfratti che tutela il teatro, legge varata nel febbraio 2007 su impulso di De Corato e di La Russa.
In particolare il CRT non può accettare che sia umiliato un impegno culturale rigoroso e coerente sviluppato nel corso di una generazione e a fronte del quale sono venute risorse consistenti al teatro e alla città di Milano attraverso i contributi dello Stato. Tutto questo è a rischio per l’affermarsi di un disegno in cui i poteri forti intrecciano logiche di profitto e confuse prospettive culturali per mettere le mani sullo spettacolo della città, travolgendo un equilibrio culturale fondato sul pluralismo e sulla libertà.
Il CRT pertanto ha dato mandato ai suoi legali perché siano tutelati i suoi diritti nelle sedi più opportune, onde evitare che con la sua chiusura sia liquidata una storia prestigiosa per la vita culturale di Milano.
Dopo aver inoltrato un ricorso straordinario al capo dello Stato, Il CRT fa appello al Ministro Rutelli, al proprio pubblico e a quanti hanno a cuore le sorti della libertà e della cultura a Milano perché sia garantita la continuità di lavoro per gli artisti, organizzatori e tecnici che operano nel teatro in mezzo a tante difficoltà.
Lunedì 9 luglio alle ore 11.00 presso il Teatro dell’Arte a Milano il Presidente Sisto Dalla Palma terrà la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione. Sarà anche l’occasione per chiarire cosa sta succedendo nello spettacolo a Milano.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Le pretese che Rampello e la Triennale avanza sono inconcepibili.
Prima di tutto fra gli enormi meriti del Crt vi è quello di aver portato in Italia gente del calibro di Dodin, Bob Wilson, Barba, Cesar Brie, Kantor,
Grotowski, il Living Theatre, il Bread and Puppets, Vassil'ev, Thierry.
Tutt'oggi questo teatro svolge un fondamentale ruolo di ricerca e continua a portare in scena nuove importanti proposte.
Il pessimo gusto della Triennale è confermato dal fatto che mentre chiedeva lo sfratto al crt, rinnovava il contratto con la discoteca Old Fashion in quanto "ente di cultura musicale"(!!!!!).
Ora non è difficile immaginare come un teatro di ricerca abbia
meno entrate di una discoteca o di un galleria d'arte che piazza in giro vacche in vetroresina colorate e si dedica più
ad eventi mondani che alla cultura.
Il punto è che l'ARTE , quella vera, NON
PUO' esser sottoposta a mercificazione e per questo stesso motivo DEVE
esser tutelata.
P.M.

Anonimo ha detto...

E una vergogna, Milano città di arte e cultura stà sprofondando nella mediocrità, non vi è più il fermento culturale e artistico di una volta bisogna fare qualcosa.

Anonimo ha detto...

Milano, sempre più happy-hour- dipendente e sempre più distaccata dalla ricerca culturale. Appoggiamo la diffusione di idee tramite espressioni creative. Osteggiamo chi ne intralcia lo sviluppo.

Anonimo ha detto...

Da giovane attrice è una sofferenza venire a sapere della chiusura di un teatro a favore dell'apertura di una discoteca. Ricordate quando il Grande Fratello ha vinto il premio come programma culturale? Questi "casi" dovrebbero far riflettere. Qual'è l'intoppo sul nastro della nosrtra cultura? Come intendiamo il divertimento e il piacere?
Ammesso che son entrambi soggettivi, come si riesce a manipolarli, ad appiattire tutto? Sono tanti gli interrogativi, lo so, ma non ho risposte precise. Solo sperimentando si attiva la curiosità e si cresce e il teatro di sperimentazione è crescita ed evoluzione ...è cultura!

Anonimo ha detto...

E' davvero una vergogna. Facciamoci sentire!! Marianna De Rossi

Anonimo ha detto...

non ho mai visto uno spettacolo al crt; nonostante ciò spero che non chiuda e che mi sia data la possibilità di assistervi in futuro.
ciò che trovo scandaloso e ripugnante e la mercificazione a cui tutto è sottoposto.
se non fai soldi, no s ei produttivo, sei carta straccia da cestinare;la qualità di quello che fai, le motivazioni per cui lo fai sono del tutto irrilevanti..è necessario però che tu porti introiti, altrimenti non sei nessuno. Esisti se appari, appari se produci.
ciò che trovo ancor più rivoltante è che questa città è spesso caratterizzata come una delle capitale della cultura europea, del design della moda; ma lo è se queste attività producono:il lombardo in generale ed il milanese in particolare è una persona produttiva.
l'arte in quasiasi forma dev'essere staccata da fini pratici( far soldi, far propaganda politica),perchè il suo fine è quello di esprimere sentimenti, sensazioni e pensieri, nati personali, ma umananmente universali