martedì 25 settembre 2007

Marcel Marceau, la voce del silenzio

di Roberto Caielli

Marcel Marceau è morto sabato a Parigi. Il grande mimo, erede di Chaplin, dei Fratelli Marx, di Buster Keaton, aveva 84 anni, ed era nato a Strasburgo nel 1923. Proprio nel momento in cui il cinema muto e i suoi miti, insieme alle sue tecniche sull'attore e al suo fascino rituale e fantastico, tramontava per lasciare definitivamente il posto al sonoro, Marcel Marceau portava il silenzio nei teatri. Portava il silenzio della voce, il silenzio nei gesti, e la capacità di trasportarlo dentro l'intimo silenzio delle platee, cui veniva progressivamente imposta, dopo la guerra, la crescente quasi idolatra rumorosità del progresso. La sonorità degli spazi vuoti, trasformati dai gesti e dalle passeggiate lunari in ombre cariche di senso, fu tangibile al punto che persino il cinema se ne riappropriò. Sua, nel paradosso del contesto, era l'unica battuta recitata del famoso L'ultima follia di Mel Brooks. L'arte di fare silenziosamente rumore, la pantomima, profonda come le sue radici storiche perdute nelle farse atellane, ha perduto un maestro.

mercoledì 12 settembre 2007

Ecrire le théatre d'aujourd'hui


Una settimana al Festival internazionale di drammaturgia nella Lorena francese, a Pont-à- Mousson

di Alessia Gennari

Reportage di una fine d’agosto passata in una sperduta località della Lorena francese, Pont-à- Mousson, lontana dall’offrire allettanti ricette turistiche. Che cosa spinge me e moltissimi altri, almeno un centinaio di anime, a passare un’intera settimana chiusi in una splendida abbazia medievale, impegnati a seguire la media di sei messe in scena giornaliere, dal primo pomeriggio fino a notte fonda? È presto detto: mi trovo lì, in Francia, ci troviamo tutti lì - stranieri e autoctoni, studenti e professori, attori e registi, amatori e professionisti- per curiosare, come in una sfera di cristallo, nel futuro del teatro. Qui a Pont-à–Mousson ogni anno infatti si svolge puntuale un festival che si differenzia, per la sua offerta, da ogni altro festival teatrale estivo: intento precipuo della Mousson d’été- écrire le théâtre d’aujourd’hui è infatti quello di proporre una vetrina quanto più eclettica e peculiare delle nuove drammaturgie europee e mondiali. In un periodo storico in cui sempre più mancano, nel mondo, grandi scrittori di teatro e in cui la messinscena di testi contemporanei è sempre meno frequente, per lo meno nel microcosmo teatrale italiano, ecco uno spazio tutto dedicato al testo e agli autori: dei più di 20 testi presenti in programmazione quest’anno, la maggior parte sono stati messi in scena per la prima volta proprio nel contesto del festival e quasi la maggior parte di essi sono stati anche tradotti dalla stessa Mousson. Insomma, una maniera eccellente di far circolare le novità del settore, traducendole, pubblicandole e mettendole in scena (la maggior parte in forma di letture) per un pubblico di specialisti e non.
Grande spazio è stato attribuito quest’anno agli scrittori britannici, non a caso provenienti da un sistema teatrale che continua ininterrottamente a produrre nuovi spettacoli e nuovi testi, senza dover rinunciare né alla qualità, né alla “vendibilità” degli spettacoli. Quattro gli autori presenti in cartellone: Gregory Motton, Dennis Kelly, Henry Adam e l’irlandese Bridget O’Connor, con quattro testi tutti egualmente caratterizzati da un fortissimo humor e da una struttura molto classica, riadattata a trattare temi invece molto attuali, dalla violenza, alla droga, al terrorismo, fino alla pedofilia ed all’infanzia violata, tematiche queste magistralmente trattate dal testo di Kelly, Debris, pièce in grado di coniugare un umorismo cinico e disincantato ad una forma dialogica inusuale e di far emergere un alto grado di riflessione sociale.
Altra area rappresentata quella algerina, con due autori, Aziz Chouaki e Mustapha Benfodil, che hanno presentato testi essenzialmente incentrati sul tema della colonizzazione e del razzismo; molti anche gli autori francesi, che hanno tuttavia proposto testi abbastanza tradizionali e di scarso spessore tematico e formale.
Anche l’Italia ha avuto il suo rappresentante, lo scrittore Antonio Tarantino, già ospite dell’edizione 2005 del festival, presente con il suo Vespro della beata vergine, un drammatico monologo di un padre rivolto al corpo (e al ricordo) del figlio transessuale deceduto, testo dal linguaggio ancestrale e duro, fortemente spirituale e impregnato di religiosità.
Ma la vera rivelazione dell’intero festival è stato il giovanissimo scrittore svedese Jonas Hassen Khemiri, autore di Invasion!, un deflagrante testo sul tema dell’integrazione e del terrorismo, dal potenziale comico assolutamente irresistibile e dalla grande finezza formale e linguistica.
Una Mousson eclettica davvero, quella che si è svolta dal 24 al 30 agosto, e che ha visto il susseguirsi di spettacoli, conferenze, atelier, incontri formali ed informali con gli autori, in un turbinio di parole, gesti, impressioni, sentimenti, che ha coinvolto i partecipanti, un flusso ininterrotto di energia e di teatro, che dal mattino proseguiva fino a notte fonda, spegnendosi sulle ultime note dei concerti che puntualmente chiudevano, ogni sera, la programmazione.

Da Tibilisi a Salsomaggiore

Come ogni estate il popolo del teatro vaga in giro per l’italia e l’Europa alla ricerca di nuove emozioni nei vari festival (Santarcangelo, Volterra, Avignone, Edimburgo ecc), un viaggio che accomuna molti operatori del settore e non ma che spesso lascia a molti l’amaro in bocca per la mancanza di valide proposte e per la difficoltà a trovare i biglietti, a volte eccessivamente costosi. Problemi che sicuramente non ha avuto chi è riuscito ad assistere al Festival Internazionale dei Giovani Gruppi provenienti dalla Cina, Slovacchia, Georgia, Ungheria e Romania, una mini, ma proprio mini rassegna che si è svolta in una sola serata a Salsomaggiore Terme, la cittadina termale a pochi km da Parma, conosciuta ai più per ospitare le finali di Miss Italia. I giovanissimi (non più di 18 anni) artisti dell’Est, impegnati in balli folkloristici e canti della loro terra, hanno fatto la loro comparsa nell’ultima domenica d’agosto in una delle vie più frequentate della cittadina salsese, ormai in trepidante e agonizzante attesa per le finalissime delle più belle (! ?) d’Italia. In barba a starlette, divi e divette, letterine e paparazzi che occupano spesso la ribalta delle pagine dei giornali e catalizzano l’attenzione dei mass media, i piccoli performer per una sera hanno fatto parlare di loro. Fa niente se i maggiori tg e quotidiani non hanno dedicato loro nessun servizio, nessuno spazio, nessuna ripresa, perché tanto le sedie predisposte dall’aministrazione comunale emiliana sono andate a ruba lo stesso ben presto e già 40 minuti prima dell’inizio previsto per le 21.00 si registrava il tutto esaurito. Un successo non annunciato testimoniato dai loro modi gentili di ringraziare il pubblico a fine serata con qualcuno che tratteneva a stento la commozione. Durante le piccole e brevi rappresentazioni regnava il silenzio assoluto e la massima concentrazione con i villeggianti che venivano attirati dalla loro travolgente passione. Fa niente se i ritardatari erano costretti a seguirli in piedi perché nel vedere il loro impegno, la loro dedizione, il loro entusiasmo, la loro voglia di emergere l’applauso non poteva non scattare automatico e spontaneo, soprattutto per i piccoli bambini di Tbilisi, tutti vestiti di neri come dei piccoli All Blacks, che si sono esibiti nelle danze folcloristiche della loro terra. Il loro ballo tutto sulle punte ha lasciato tutti piacevolmente sorpresi, dimostrando che oltre ai tanto sbandierati star system e fashion business c’è anche dell’altro. Un substrato culturale che pulsa per emergere. Jacopo Dalla Palma

martedì 11 settembre 2007

Canzoni d'amori feroci al Crt











17, 18, 19 settembre ore 20.45 Crt Teatro dell'Arte

Una invenzione di
Cristian Ceresoli e Antonio Pizzicato

con storie, appunti dal vivo e liriche originali di Cristian Ceresoli
e (in lingua originale) di Dante Alighieri, Caio Valerio Catullo, Adriano Celentano, Lorenzo Cherubini, Eduardo Di Capua, Thomas Stearns Elliot, John Lennon, Giacomo Leopardi, Mogol, Gianni Morandi, William Shakespeare, Consuelo Velazquez e Zucchero
messe in musica, cantate e raccontate da Antonio Pizzicato
con gli arrangiamenti dal vivo di Riccardo Marconi


Canzoni d’Amori Feroci sono degli appunti per un concerto pop. Appunti perché la forma di questo concerto è quella caotica e spontanea degli appunti appena presi, delle storie appena nate, delle canzoni appena inventate e raccolte nell’immenso e furioso tema degli amori. Feroci. Canzoni originali, piccoli racconti, articoli dai giornali, poesie cantate e altre storie improvvisate. Sentiremo una versione rock del duetto al balcone tra Romeo and Juliet di Shakespeare. La storia dei lussuriosi Paolo e Francesca, con il loro bacio galeotto, verrà ascoltata come un brano di musica leggera. Ancora l’erotico e arrabbiato Catullo ci dirà dei “mille basia” che chiede alla sua “tipa” al ritmo conturbante di un latino-americano, fino alla meravigliosa storia di Silvo e la bella Veronica Lario.

venerdì 7 settembre 2007

Le proposte di uno storico grande teatro d'avanguardia

Un cartellone impostato sulla ricerca della più alta qualità performativa. Un percorso intenso, quello del Crt, seducente e coraggioso, dove protagonista è prima di tutto il Teatro. Il teatro nel suo autentico modularsi verso l’urgenza di un senso, verso l’intimità delle scene, verso il rispetto dei grandi maestri che sono stati all’origine di una vocazione, Kantor, Grotowski, Wajda, Schumann e tutte le altre anime che hanno segnato il nostro viaggio. “Noi pensiamo di dover rispondere alla speranza progettuale che è presente nella nostra società, al di là e contro l'effimero”, dice Sisto Dalla Palma, direttore artistico del Crt. Nel solco di queste premesse, ecco non gli eventi, non le grandi kermesse, non il commercio della cultura, ma le proposte di un grande storico teatro di avanguardia.
Il Crt inaugurerà peraltro la stagione con un regalo al suo pubblico: lunedì 1 ottobre, dalle 10 alle 19, sarà possibile acquistare tutte le tipologie di abbonamento con il 30% di sconto. Un’ occasione da non perdere.
Il via, finalmente, con Emma Dante. Alla regista palermitana il Crt dedica quest’anno ben sette spettacoli, tra cui, per la prima volta a Milano, Il festino, e le riprese, in una splendida retrospettiva, dei suoi spettacoli più intensi e innovativi: Cani di Bancata, Carnezzeria, La scimia, m’Palermu, Mishelle di Sant’Oliva, Vita Mia. Nel discorso sulla performance e l’intimità dissacrante dei linguaggi, di cui la Dante è la maggiore testimone, si inseriscono anche il bellissimo e acclamato ‘Nzularchia di Borrelli e Cerciello, La licenza del promettente Claudio Autelli, La casa d’argilla di Lisa Ferlazzo Natoli, I gemelli di Giorgio Marini. Al teatro più vero, provocatorio e coinvolgente s’iscrivono anche il ritorno al Crt della Filarmonica Clown con il Don Chisciotte del grande Bolek Polivka, e lo Zio Vanja di Cechov rivisto dal regista argentino Cesar Brie insieme alla giovane Isadora Angelini. Un incontro emozionante è quello tra Corrado D’Elia e il Crt, per un Otello, in scena nei meravigliosi spazi del Teatro dell’Arte, che si annuncia davvero interessante. Altro classico, altro incontro con il teatro della qualità più elevata: Marco Sgrosso e Elena Bucci affrontano Ibsen e Hedda Gabler. C’è spazio ancora per i graditi ritorni del poliedrico Mimmo Sorrentino con un difficile testo sulla sessualità tra i minorenni, Avemaria per una Gattamorta;, parte di un ampio progetto su giovani e bullismo nelle scuole; di Natalino Balasso, interprete d’eccezione di un tragicomico La tosa e lo storione, e di Gianfelice Facchetti nel grottesco Nel numero dei +. Il Crt riprende poi le sue produzioni, di grande successo lo scorso anno, L’assoluto naturale di Fabrizio Parenti e Carla Chiarelli e il De Rerum Natura de La Fionda Teatro. Come sempre lo spazio del Crt è aperto alle giovani iniziative: ecco Ciccio di Giulia Abbate, il “giallo” Che fine ha fatto Baby Jane di Maria Pia Pagliarecci e la Maria Maddalena di Valentina Capone. Anche la danza, naturalmente, fa parte del progetto di qualità del Crt: Capricci è la nuova creazione del duo Abbondanza-Bertoni, mentre il festival Short Formats, giunto alla sua ottava edizione, promette spettacoli in prima assoluta, con nuovi e affermati coreografi. Il Crt, infine, diventa più che mai punto di riferimento per la formazione alla performance d’avanguardia, organizzando, tra i tanti progetti formativi, il prezioso laboratorio di Emma Dante Un piccolo musical.

mercoledì 5 settembre 2007

Al via la stagione Crt. Con l'urgenza di un senso.

di Sisto Dalla Palma

Il problema del CRT è quello della fedeltà a se stesso e alla sua vocazione in un momento in cui è sempre più difficile individuare dei percorsi coerenti e una capacità di convocazione attorno alla scena, intesa come una ricerca di senso. Siamo perplessi e francamente resistenti di fronte all'esplodere della cultura dell’effimero e del consumo culturale di massa. La politica degli eventi rischia di essere espressione della crisi e frammentazione delle identità, piuttosto che un processo che nasce da una aggregazione reale, in una città capace di fare sistema e cioè di essere comunità di relazioni vive e partecipate.

Noi pensiamo di dover rispondere alla speranza progettuale che è presente nella nostra società, al di là e contro l'effimero.

Fra tante le proposte che convergono in questa direzione, diamo evidenza alle immagini radicali di Emma Dante, che senza nulla concedere alla spettacolarità facile e consolatoria, si fa voce dell'indignazione e della protesta civile sui mali della nostra società.

Più ancora che un lavoro sul linguaggio, vogliamo ripensare le ragioni del nostro impegno, e le stesse istanze di un teatro civile, Anzi: del teatro tout court. Si tratta di un itinerario difficile e talvolta solitario, in aperta controtendenza rispetto alle suggestioni superficiali e volgari che dominano l’intero sistema dei media. Questo sistema rimuove ogni pensiero critico sulle ragioni e sui modi della nostra convivenza, da evidenza ai momenti estroversi ed estemporanei dell’apparire, quando invece nel sottosuolo della nostra società ci sono attese, speranze, valori che aspettano di essere riconosciuti ed interpretati in una prospettiva di cambiamento. Le voci più austere e pensose della cultura, della religione, e persino della politica richiamano l’urgenza di un’altra voce, di un altro discorso. E’ a questo che ci applichiamo senza infingimenti, senza illusioni, ma facendo appello alle certezze e alle speranze di sempre.

Edimburgo città di teatro




Una delle più belle e vivaci capitali europee si trasforma ogni estate in un enorme teatro vivente, giovane, cosmopolita. Viaggio al Festival Internazionale e al Fringes. Foto di viaggio di Roberto Caielli.
Avete girato l'Europa e l'Italia? Avete girato per festival o semplicemente incontrato artisti, spettacoli di strada? Raccontateci la vostra esperienza di viaggio teatrale!