Una settimana al Festival internazionale di drammaturgia nella Lorena francese, a Pont-à- Mousson
di Alessia Gennari
Reportage di una fine d’agosto passata in una sperduta località della Lorena francese, Pont-à- Mousson, lontana dall’offrire allettanti ricette turistiche. Che cosa spinge me e moltissimi altri, almeno un centinaio di anime, a passare un’intera settimana chiusi in una splendida abbazia medievale, impegnati a seguire la media di sei messe in scena giornaliere, dal primo pomeriggio fino a notte fonda? È presto detto: mi trovo lì, in Francia, ci troviamo tutti lì - stranieri e autoctoni, studenti e professori, attori e registi, amatori e professionisti- per curiosare, come in una sfera di cristallo, nel futuro del teatro. Qui a Pont-à–Mousson ogni anno infatti si svolge puntuale un festival che si differenzia, per la sua offerta, da ogni altro festival teatrale estivo: intento precipuo della Mousson d’été- écrire le théâtre d’aujourd’hui è infatti quello di proporre una vetrina quanto più eclettica e peculiare delle nuove drammaturgie europee e mondiali. In un periodo storico in cui sempre più mancano, nel mondo, grandi scrittori di teatro e in cui la messinscena di testi contemporanei è sempre meno frequente, per lo meno nel microcosmo teatrale italiano, ecco uno spazio tutto dedicato al testo e agli autori: dei più di 20 testi presenti in programmazione quest’anno, la maggior parte sono stati messi in scena per la prima volta proprio nel contesto del festival e quasi la maggior parte di essi sono stati anche tradotti dalla stessa Mousson. Insomma, una maniera eccellente di far circolare le novità del settore, traducendole, pubblicandole e mettendole in scena (la maggior parte in forma di letture) per un pubblico di specialisti e non.
Grande spazio è stato attribuito quest’anno agli scrittori britannici, non a caso provenienti da un sistema teatrale che continua ininterrottamente a produrre nuovi spettacoli e nuovi testi, senza dover rinunciare né alla qualità, né alla “vendibilità” degli spettacoli. Quattro gli autori presenti in cartellone: Gregory Motton, Dennis Kelly, Henry Adam e l’irlandese Bridget O’Connor, con quattro testi tutti egualmente caratterizzati da un fortissimo humor e da una struttura molto classica, riadattata a trattare temi invece molto attuali, dalla violenza, alla droga, al terrorismo, fino alla pedofilia ed all’infanzia violata, tematiche queste magistralmente trattate dal testo di Kelly, Debris, pièce in grado di coniugare un umorismo cinico e disincantato ad una forma dialogica inusuale e di far emergere un alto grado di riflessione sociale.
Altra area rappresentata quella algerina, con due autori, Aziz Chouaki e Mustapha Benfodil, che hanno presentato testi essenzialmente incentrati sul tema della colonizzazione e del razzismo; molti anche gli autori francesi, che hanno tuttavia proposto testi abbastanza tradizionali e di scarso spessore tematico e formale.
Anche l’Italia ha avuto il suo rappresentante, lo scrittore Antonio Tarantino, già ospite dell’edizione 2005 del festival, presente con il suo Vespro della beata vergine, un drammatico monologo di un padre rivolto al corpo (e al ricordo) del figlio transessuale deceduto, testo dal linguaggio ancestrale e duro, fortemente spirituale e impregnato di religiosità.
Ma la vera rivelazione dell’intero festival è stato il giovanissimo scrittore svedese Jonas Hassen Khemiri, autore di Invasion!, un deflagrante testo sul tema dell’integrazione e del terrorismo, dal potenziale comico assolutamente irresistibile e dalla grande finezza formale e linguistica.
Una Mousson eclettica davvero, quella che si è svolta dal 24 al 30 agosto, e che ha visto il susseguirsi di spettacoli, conferenze, atelier, incontri formali ed informali con gli autori, in un turbinio di parole, gesti, impressioni, sentimenti, che ha coinvolto i partecipanti, un flusso ininterrotto di energia e di teatro, che dal mattino proseguiva fino a notte fonda, spegnendosi sulle ultime note dei concerti che puntualmente chiudevano, ogni sera, la programmazione.