di Roberto Caielli
Marcel Marceau è morto sabato a Parigi. Il grande mimo, erede di Chaplin, dei Fratelli Marx, di Buster Keaton, aveva 84 anni, ed era nato a Strasburgo nel 1923. Proprio nel momento in cui il cinema muto e i suoi miti, insieme alle sue tecniche sull'attore e al suo fascino rituale e fantastico, tramontava per lasciare definitivamente il posto al sonoro, Marcel Marceau portava il silenzio nei teatri. Portava il silenzio della voce, il silenzio nei gesti, e la capacità di trasportarlo dentro l'intimo silenzio delle platee, cui veniva progressivamente imposta, dopo la guerra, la crescente quasi idolatra rumorosità del progresso. La sonorità degli spazi vuoti, trasformati dai gesti e dalle passeggiate lunari in ombre cariche di senso, fu tangibile al punto che persino il cinema se ne riappropriò. Sua, nel paradosso del contesto, era l'unica battuta recitata del famoso L'ultima follia di Mel Brooks. L'arte di fare silenziosamente rumore, la pantomima, profonda come le sue radici storiche perdute nelle farse atellane, ha perduto un maestro.
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