mercoledì 28 maggio 2008

'NZULARCHIA, IL VOLTO INQUIETO E SURREALE DELLA CAMORRA

Dal 27 maggio al Teatro dell'Arte il premiato spettacolo di Borrelli e Cerciello


‘Nzularchia è un’espressione che sta per itterizia, ittero, febbre gialla, ma il suo significato è riconducibile anche alla paura che, quando è particolarmente violenta, pare possa provocare queste malattie.

In una notte tempestosa, Spennacore - un camorrista costretto da anni a stare rinchiuso in quattro mura - si aggira irrequieto nelle stanze della sua casa-prigione. La sua presenza si avverte soltanto per il suono dei passi che produce e per la voce che a tratti risuona minacciosa, insieme alla furia della pioggia e del vento.

In un altro “luogo” della dimora – che fin dalle prime battute si configura come inquietante spazio della memoria rimossa - sono rintanati Gaetano, un uomo di circa trent’anni, e Piccerillo, figlio, fratellino, amico, o semplicemente personificazione del ricordo, di un’infanzia brutalizzata e, forse, mai vissuta.

Ed è proprio l’incessante confronto fra Gaetano e Piccerillo ad innescare un doloroso e travolgente processo di ricostruzione della memoria: un viaggio psicoanalitico in un ambiente surreale, capace di materializzare fantasmi del passato e di rimettere insieme i brandelli di un’esistenza straziata dall'incubo indelebile di una tragedia, che non lascia possibilità di salvezza.

Gaetano, infatti, sente di dover vendicare immani sopraffazioni, di doversi liberare di un padre geloso e assassino, che l’ha privato dell’amore materno e di un fratello mai nato, ma soprattutto, deve guarire dalla “febbre” di paura, inoculatagli dal genitore con spaventose iniziazioni, violenze fisiche e psicologiche, che trovano nell’acqua - quella del mare come quella dei rovesci temporaleschi che imperversano all’esterno - un motivo ricorrente.

Come in un giallo, lo scioglimento arriva, in tutta la sua drammaticità, soltanto nel finale, quando il velo dell’oblio – spaventosamente - si squarcia, per condurre a un tragico e, fatalmente mortale, epilogo.

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